Vuoi sapere quali siano le regole per i figli maggiorenni portatori di handicap? Oppure quali siano gli sbocchi lavorativi di queste persone?
L’articolo esplorerà la normativa vigente, le principali tutele giurisprudenziali e le sfide che le famiglie affrontano, anche nel mondo lavorativo, per mantenere i propri figli portatori di handicap, mettendo in luce la necessità di un quadro normativo e assistenziale che sia equo e inclusivo.
L’introduzione al tema del mantenimento per i figli maggiorenni portatori di handicap riguarda un ambito di grande rilevanza sociale e giuridica, che coinvolge non solo le famiglie ma l’intera collettività. In Italia, i genitori hanno l’obbligo morale e legale di garantire il sostegno economico ai propri figli anche dopo il raggiungimento della maggiore età, soprattutto quando questi si trovano in una condizione di disabilità che ne compromette l’autonomia e la capacità di autosostentamento. Tale obbligo va oltre il semplice dovere genitoriale, poiché rappresenta una forma di tutela verso persone vulnerabili che, per cause fisiche, psichiche o sensoriali, necessitano di un supporto costante per condurre una vita dignitosa.
In Italia, la normativa sul mantenimento dei figli maggiorenni portatori di handicap è principalmente regolata dal Codice Civile e da altre leggi speciali che tutelano i diritti delle persone con disabilità.
Ma cosa succede quando una coppia si separa e uno dei due coniugi deve mantenere un figlio con handicap? Per quanto tempo dura l’obbligo di versare gli alimenti una volta che il figlio incapace è divenuto maggiorenne? Tali argomenti sono ben spiegati dall’articolo 337-septies del codice civile. Ma chi non è esperto di separazioni e divorzi, né mastica bene il linguaggio giuridico, potrà leggere il seguente articolo.
Prima di entrare nel fulcro dell’articolo forse è importante rispolverare un po’ la memoria facendo delle distinzioni tra il mantenimento dei figli portatori di handicap (punto b) e no (punto a).
PUNTO A
Fino a quando un genitore deve mantenere un figlio?
Il figlio minorenne ha sempre diritto di essere mantenuto dai genitori, indipendentemente dai guadagni che potrebbe percepire. La situazione cambia quando il figlio diventa maggiorenne. In generale, questi ha diritto di essere mantenuto fino a quando non raggiunge l’indipendenza economica, ma ci sono delle eccezioni da considerare.
Cosa si intende per indipendenza economica?
Un figlio maggiorenne ha diritto al mantenimento dei genitori finché non raggiunge un livello reddituale tale da consentirgli di mantenersi da solo. Raggiunto tale obiettivo, l’obbligo del mantenimento cessa per sempre, anche se, dopo poco, il giovane torna ad essere disoccupato. Non importa se l’attività svolta non corrisponde alle sue ambizioni. Né rileva se si tratta di un contratto part-time, a termine (purché non sia un semplice contratto stagionale) o di uno stipendio basso.
Dunque il figlio che non lavora ha diritto agli alimenti. Tuttavia, ciò vale solo se il figlio:
- sta curando la propria formazione: deve quindi studiare con profitto;
- oppure mostra di essere attivamente impegnato nella ricerca di un lavoro.
Se non fa né l’uno né l’altro, non ha diritto al mantenimento.
E se il figlio ha più di 30 anni?
Anche se il figlio maggiorenne dimostra di essere alla ricerca di un lavoro, il diritto al mantenimento si esaurisce all’età di 30 anni. Questo perché, secondo la Cassazione, dopo i 30 anni si presume che ci siano state ampie opportunità per trovare un’occupazione. Dunque si può ritenere che la disoccupazione sia solo una conseguenza di un atteggiamento inerte. Il limite di età si può spostare a 35 anni in base al percorso di studi prescelto dal giovane (ad esempio un laureato in medicina che abbia dovuto sostenere un lungo corso di studi e perfezionamento).
PUNTO B
Normativa di riferimento
L’articolo 337-septies del Codice Civile stabilisce che l’obbligo di mantenimento dei figli non cessa automaticamente al compimento della maggiore età, ma può prolungarsi se il figlio, per motivi di salute, non è economicamente autosufficiente. Questo principio si applica anche ai figli maggiorenni portatori di handicap, il cui sostentamento è una responsabilità dei genitori finché non siano in grado di provvedere autonomamente ai propri bisogni.
Definizione di Handicap
La definizione di handicap si rifà alla Legge 104/1992, che individua la persona con handicap come colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale che causa difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa, tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.
L’obbligo di mantenimento
L’obbligo di mantenimento si estende ai figli maggiorenni portatori di handicap non autosufficienti, indipendentemente dalla loro età. Questo mantenimento include non solo le necessità di base, come vitto e alloggio, ma anche le cure mediche, il supporto educativo, le terapie riabilitative e tutte le altre necessità connesse alla disabilità.
Nel caso di genitori separati o divorziati, l’obbligo di mantenimento può essere regolato dal giudice, che stabilisce l’ammontare e le modalità del contributo economico da parte di ciascun genitore, tenendo conto delle capacità economiche di entrambi.
La giurisprudenza italiana ha più volte ribadito che l’obbligo di mantenimento verso i figli maggiorenni portatori di handicap non si interrompe finché questi non raggiungono una condizione di autonomia economica, spesso difficilmente raggiungibile a causa della disabilità. La Cassazione ha confermato che i genitori devono continuare a provvedere al mantenimento anche quando il figlio è maggiorenne e vive in strutture residenziali o è assistito da terzi.
Possibilità di Rivalersi sullo Stato
In alcune situazioni, i genitori possono ottenere un contributo economico dallo Stato o dalle Regioni sotto forma di assegni di invalidità, indennità di accompagnamento, o altre agevolazioni previste dalla normativa per le persone con disabilità. Tuttavia, tali contributi spesso non sono sufficienti a coprire tutte le spese necessarie, e i genitori rimangono comunque i principali responsabili economici.
Come abbiamo precisato poco fa,se per i figli minorenni disabili valgono le stesse regole degli altri minorenni, avendo quindi diritto ad essere sempre mantenuti sulla base delle loro (superiori) esigenze economiche, la condizione dei maggiorenni dipende invece dal grado di disabilità:
- se la disabilità è grave, il figlio ha diritto al mantenimento come se fosse minorenne;
Quando la disabilità è grave?
Secondo la Cassazione, si può parlare di handicap grave solo quando la minorazione, singola o plurima, riduca l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione.
- se la disabilità non è grave, valgono invece le regole che abbiamo visto per i figli maggiorenni capaci d’intendere e volere.
Cosa dice la legge n. 104 del 1992?
Per stabilire se un figlio disabile ha diritto al mantenimento permanente, il giudice esamina la gravità dell’handicap secondo l’articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992: se la disabilità non riduce significativamente l’autonomia personale del figlio, il suo status giuridico è simile a quello dei figli maggiorenni non disabili.
Sarà bene riportare il testo dell’articolo 3 della L. 104: «È persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione».
L’ultimo punto che andremo ad analizzare in questo articolo riguarda il rapporto, spesse volte conflittuale e discriminante, che si instaura o che potrebbe instaurarsi tra persone con disabilità e il mondo del lavoro, per poi passare all’orientamento della Cassazione sul tema.
Il rapporto tra persone con disabilità e il mondo del lavoro è complesso e influenzato da diversi fattori, tra cui barriere fisiche, pregiudizi sociali, e politiche aziendali. Ci sono alcuni punti chiave che potremmo riassumere in questo modo:
- Accessibilità e Inclusione: Le persone con disabilità spesso incontrano barriere fisiche (come edifici non accessibili) e barriere sociali (come pregiudizi e stereotipi) che limitano le loro opportunità lavorative. La mancanza di accessibilità nei luoghi di lavoro e l’assenza di adeguamenti ragionevoli rappresentano ostacoli significativi.
- Discriminazione e Preconcetti: Nonostante le leggi che proteggono i diritti delle persone con disabilità (come la Legge 68/99 in Italia, che promuove l’inserimento lavorativo), molti individui affrontano discriminazioni durante il processo di selezione, nell’assegnazione di ruoli e nella progressione di carriera. I pregiudizi possono portare a una sottovalutazione delle competenze e potenzialità delle persone con disabilità.
- Politiche di Inclusione: Diverse aziende stanno implementando politiche di inclusione per migliorare l’accesso al lavoro per le persone con disabilità, come programmi di formazione specifici, adattamenti sul posto di lavoro, e politiche di lavoro flessibile. Tali iniziative mirano a creare un ambiente più equo e inclusivo.
- Formazione e Sviluppo delle Competenze: La formazione professionale mirata è essenziale per migliorare l’occupabilità delle persone con disabilità. Investire in programmi di formazione inclusiva può aiutare a colmare il gap di competenze e aumentare la fiducia in sé stessi dei lavoratori con disabilità.
- Sostegno Economico e Incentivi alle Aziende: In molti Paesi, esistono incentivi economici per le aziende che assumono persone con disabilità, come sgravi fiscali e contributi per l’adattamento dei luoghi di lavoro. Tuttavia, l’efficacia di tali misure dipende dalla reale volontà delle aziende di integrare i lavoratori con disabilità.
- Benefici Reciproci: L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità non solo migliora la qualità della vita dei lavoratori stessi, ma porta anche benefici alle aziende, come una maggiore diversità, miglioramento del clima aziendale, e spesso una maggiore innovazione e creatività.
HANDICAP E LAVORO: IL PUNTO DELLA CASSAZIONE AL RIGUARDO
Secondo una recente sentenza della Cassazione spetta al giudice definire concretamente, nel caso di specie sottoposto alla sua attenzione, se la situazione di invalidità consenta o meno di lavorare. Il giudice deve cioè accertarsi se l’handicap impedisce il reperimento di un’attività lavorativa almeno idonea ad un parziale guadagno.
Anche nel caso di un figlio maggiorenne invalido non grave va comunque applicato il principio secondo cui «il figlio divenuto maggiorenne ha diritto al mantenimento a carico dei genitori soltanto se, ultimato il prescelto percorso formativo scolastico, dimostri, con conseguente onere probatorio a suo carico, di essersi adoperato effettivamente per rendersi autonomo economicamente, impegnandosi attivamente per trovare un’occupazione in base alle opportunità reali offerte dal mercato del lavoro, e ridimensionando, se del caso, le proprie aspirazioni, senza indugiare nell’attesa di una opportunità lavorativa consona alle proprie ambizioni». In questa ottica, «il riconoscimento di un assegno di mantenimento ai figli maggiorenni portatori di handicap grave, la cui condizione giuridica è equiparata, sotto tale profilo, a quella dei figli minori» deve poggiare sul presupposto di «una minorazione, singola o plurima, tale da ridurre la sua autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione». Senza tale menomazione, allora, «la condizione giuridica del figlio invalido è assimilabile non a quella dei figli minori bensì allo status giuridico dei figli maggiorenni».
Per fare maggiore chiarezza, poi, i Giudici sottolineano che «nella società attuale anche chi è affetto da handicap o disabilità ha la possibilità di essere inserito nel mondo del lavoro, nei limiti a lui confacenti e secondo il contributo lavorativo che egli sia in grado di dare».
Anche per questo, quindi, «in tema di assegno di mantenimento del figlio maggiorenne non autosufficiente e affetto da handicap, il figlio che lo richieda è onerato della prova della ricerca diligente di una occupazione confacente, idonea a renderlo in tutto o in parte economicamente autosufficiente», concludono dalla Cassazione.
Conclusioni
Il mantenimento dei figli maggiorenni portatori di handicap è un dovere che va oltre i legami biologici, incarnando un impegno morale e legale volto a garantire a queste persone una vita il più possibile autonoma e dignitosa. È importante che i genitori siano informati sui loro diritti e doveri, e che possano accedere a tutte le risorse disponibili per supportare i loro figli, anche con l’assistenza legale, sociale e sanitaria messa a disposizione dalle istituzioni. È doveroso, quindi, un approccio integrato che coinvolga le famiglie, il sistema giuridico e lo Stato nel garantire un sostegno adeguato e continuativo alle persone con disabilità. Il mantenimento non è solo un obbligo legale per i genitori, ma un impegno sociale che riflette i valori di solidarietà e inclusione. Sebbene le leggi italiane offrano una tutela significativa, è essenziale che queste norme siano applicate con sensibilità e attenzione alle specifiche esigenze di ogni caso.
Inoltre, è cruciale potenziare i supporti economici e assistenziali da parte delle istituzioni per alleviare il carico sui genitori e offrire alle persone con disabilità maggiori opportunità di integrazione e autonomia. Rafforzare il dialogo tra famiglie, servizi sociali e istituzioni giuridiche può contribuire a migliorare le condizioni di vita dei figli disabili adulti, assicurando loro non solo un adeguato mantenimento economico, ma anche un sostegno che promuova la loro piena partecipazione alla vita sociale.
I punti più importanti di questo argomento sono stati affrontati, ma TU che hai letto fin qui, sicuramente meriti maggiori risposte rispetto al tuo caso. Se hai bisogno di assistenza e consulenza nel diritto di famiglia contattaci via email o via WhatsApp. Di seguito troverai tutti i recapiti di cui hai bisogno.
Avv. Francesco Frezza
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