PRIMA UDIENZA DI SEPARAZIONE ED ASCOLTO DEL MINORE

Come si svolge la prima udienza in un procedimento che coinvolge un minore? Perché è importante l’ascolto del minore?

In que­sto arti­co­lo esplo­re­re­mo l’im­por­tan­za del­la pri­ma udien­za e dell’ascolto del mino­re, ana­liz­zan­do il qua­dro nor­ma­ti­vo, il ruo­lo dei pro­fes­sio­ni­sti coin­vol­ti e le stra­te­gie uti­li per garan­ti­re che il bam­bi­no o l’adolescente sia dav­ve­ro par­te atti­va del pro­ces­so, sen­za subi­re ulte­rio­ri trau­mi.

La pri­ma udien­za in un pro­ce­di­men­to che coin­vol­ge un mino­re rap­pre­sen­ta un momen­to cru­cia­le non solo per il per­cor­so giu­di­zia­rio, ma anche per la tute­la dei dirit­ti e del benes­se­re del bam­bi­no o del­l’a­do­le­scen­te. In que­sta fase, l’ascolto del mino­re è un ele­men­to car­di­ne: un dirit­to san­ci­to a livel­lo nazio­na­le e inter­na­zio­na­le, vol­to a garan­ti­re che la sua voce ven­ga con­si­de­ra­ta nel­le deci­sio­ni che lo riguar­da­no.

L’a­scol­to del mino­re non è solo un atto for­ma­le, ma un pro­ces­so che richie­de com­pe­ten­za, sen­si­bi­li­tà e atten­zio­ne, poi­ché con­sen­te di rac­co­glie­re ele­men­ti fon­da­men­ta­li per com­pren­de­re le sue esi­gen­ze, i suoi desi­de­ri e le sue pau­re. Tut­ta­via, affin­ché que­sto momen­to risul­ti effi­ca­ce e rispet­to­so del­la deli­ca­tez­za del­la situa­zio­ne, è neces­sa­rio che ven­ga con­dot­to in modo ade­gua­to, nel pie­no rispet­to del­la nor­ma­ti­va vigen­te e del­le miglio­ri pras­si psi­co­lo­gi­che e giu­ri­di­che.

Il qua­dro nor­ma­ti­vo: la tute­la dei dirit­ti del mino­re

La par­te­ci­pa­zio­ne del mino­re nei pro­ce­di­men­ti giu­di­zia­ri che lo riguar­da­no è un prin­ci­pio san­ci­to a livel­lo inter­na­zio­na­le e nazio­na­le. La Con­ven­zio­ne del­le Nazio­ni Uni­te sui Dirit­ti del Fan­ciul­lo (1989), rati­fi­ca­ta dall’Italia nel 1991, sta­bi­li­sce all’articolo 12 che ogni mino­re ha il dirit­to di espri­me­re libe­ra­men­te la pro­pria opi­nio­ne su tut­te le que­stio­ni che lo riguar­da­no, e che tale opi­nio­ne deve esse­re pre­sa in con­si­de­ra­zio­ne in rela­zio­ne alla sua età e matu­ri­tà. Que­sto prin­ci­pio è sta­to rece­pi­to nell’ordinamento ita­lia­no attra­ver­so il Codi­ce Civi­le e il Codi­ce di Pro­ce­du­ra Civi­le, che pre­ve­do­no spe­ci­fi­che dispo­si­zio­ni per garan­ti­re il dirit­to all’ascolto del mino­re.

In par­ti­co­la­re, l’articolo 336-bis del Codi­ce Civi­le sta­bi­li­sce che il giu­di­ce, pri­ma di adot­ta­re prov­ve­di­men­ti che riguar­da­no un mino­re, deb­ba ascol­tar­lo per­so­nal­men­te, sal­vo che ciò sia mani­fe­sta­men­te con­tra­rio al suo inte­res­se. Que­sta dispo­si­zio­ne non solo attri­bui­sce rile­van­za alla volon­tà del mino­re, ma lo rico­no­sce come sog­get­to atti­vo del pro­ce­di­men­to, dota­to di dirit­ti auto­no­mi e non sem­pli­ce­men­te ogget­to di tute­la.

Il ruo­lo del­la pri­ma udien­za

La pri­ma udien­za in un pro­ce­di­men­to che coin­vol­ge un mino­re è un momen­to deli­ca­to e cru­cia­le. In que­sta fase, il giu­di­ce rac­co­glie le pri­me infor­ma­zio­ni rile­van­ti e sta­bi­li­sce le moda­li­tà pro­ce­du­ra­li per garan­ti­re un pro­ces­so equo e rispet­to­so dei dirit­ti di tut­te le par­ti coin­vol­te. Quan­do il mino­re è par­te inte­res­sa­ta, è fon­da­men­ta­le che il giu­di­ce pre­di­spon­ga con cura l’ascolto, tenen­do con­to del­le esi­gen­ze spe­ci­fi­che del caso.

A cosa ser­ve la pri­ma udien­za?

La pri­ma udien­za rap­pre­sen­ta spes­so l’occasione per:

  • Defi­ni­re il qua­dro gene­ra­le del­la con­tro­ver­sia;
  • Indi­vi­dua­re even­tua­li situa­zio­ni di rischio o vul­ne­ra­bi­li­tà del mino­re;
  • Deci­de­re se avva­ler­si di con­su­len­ti tec­ni­ci, come psi­co­lo­gi o assi­sten­ti socia­li, per sup­por­ta­re l’ascolto o appro­fon­di­re aspet­ti spe­ci­fi­ci.

COME VIENE ASSICURATA LA PARTECIPAZIONE DEL MINORE ALLE PROCEDURE GIUDIZIARIE?

Il dirit­to alla par­te­ci­pa­zio­ne del mino­re alle pro­ce­du­re giu­di­zia­rie che lo riguar­da­no si si attua attra­ver­so l’isti­tu­to dell’ascolto. Si trat­ta di un isti­tu­to non uni­vo­ca­men­te deli­nea­to nel­la nor­ma­ti­va ita­lia­na, il qua­le assu­me carat­te­ri­sti­che diver­se a secon­da del pro­ce­di­men­to giu­di­zia­rio e del ruo­lo del mino­re e che vie­ne man mano inter­pre­ta­to dal­la giu­ri­spru­den­za del­la Cor­te Costi­tu­zio­na­le e del­la Supre­ma Cor­te.
L’ascolto del mino­re ha assun­to un peso via via cre­scen­te nel­la nor­ma­ti­va ita­lia­na a par­ti­re dal rece­pi­men­to nel siste­ma nor­ma­ti­vo ita­lia­no del­le nor­me inter­na­zio­na­li ed euro­pee in mate­ria.
Infat­ti, for­te impul­so è da attri­bui­re alla rati­fi­ca del­la Con­ven­zio­ne ONU sui dirit­ti del bam­bi­no con la Leg­ge di rati­fi­ca n. 176 del 1991, ma anche alla L. n. 77 del 2003, che ha rati­fi­ca­to la Con­ven­zio­ne di Stra­sbur­go sull’esercizio dei dirit­ti dei mino­ri. Inol­tre, rive­sto­no par­ti­co­la­re impor­tan­za le fon­ti giu­ri­di­che vin­co­lan­ti UE come la Car­ta dei dirit­ti fon­da­men­ta­li (CDFUE) e altri atti come Diret­ti­ve e Rego­la­men­ti.
Al fine di rico­strui­re l’istituto, occor­re guar­da­re alle com­pe­ten­ze sia del Tri­bu­na­le Ordi­na­rio che del Tri­bu­na­le per i Mino­ren­ni, non­ché alla mate­ria civi­le ed anche a quel­la pena­le.

L’ascolto del mino­re in ambi­to civi­le

L’ascolto del mino­re, nell’ambito del­le pro­ce­du­re civi­li, è pre­vi­sto dall’articolo 315 bis ter­zo com­ma del Codi­ce civi­le, il qua­le sta­bi­li­sce dirit­ti e dove­ri dei figli. L’articolo pre­ve­de l’obbligo dell’ascolto del mino­re che abbia com­piu­to gli anni 12, o di età infe­rio­re, in base alla capa­ci­tà di discer­ni­men­to in tut­te le que­stio­ni e pro­ce­du­re che lo riguar­da­no.
Pri­ma dell’introduzione dell’articolo 315 bis, il codi­ce civi­le con­tem­pla­va già l’ascolto del mino­re in diver­si arti­co­li, tra cui: art. 145 disac­cor­do dei coniu­gi, art. 250 rico­no­sci­men­to del figlio e art. 371.1 deci­sio­ni del giu­di­ce tute­la­re.
Un’elencazione sin­te­ti­ca del­le pro­ce­du­re civi­li per le qua­li è pre­vi­sto l’ascolto del mino­re ricom­pren­de:

- Pro­ce­du­re davan­ti al Tri­bu­na­le Ordi­na­rio: sepa­ra­zio­ne e divor­zio (L. n. 898 del 1970, L. n. 54 del 2006) e giu­di­zi ex art. 316 c.c. (con­tro­ver­sie sul­le respon­sa­bi­li­tà geni­to­ria­li dei geni­to­ri non coniu­ga­ti). In tali pro­ce­di­men­ti, i mino­ri sono por­ta­to­ri di inte­res­si con­trap­po­sti o diver­si da quel­li dei geni­to­ri ed è quin­di neces­sa­rio pro­ce­de­re con l’ascolto, pur non essen­do il mino­re par­te pro­ces­sua­le ma ben­sì il sog­get­to al cen­tro del giu­di­zio. L’ascolto è quin­di fina­liz­za­to a garan­ti­re il dirit­to di espri­me­re biso­gni e desi­de­ri e il dirit­to di esse­re infor­ma­to dal giu­di­ce sui ter­mi­ni del­la con­tro­ver­sia. Per tali pro­ce­du­re, l’ascolto non può esse­re fina­liz­za­to ad acqui­si­re ele­men­ti istrut­to­ri, e quin­di il mino­re non può esse­re con­si­de­ra­to come testi­mo­ne.

- Pro­ce­du­re davan­ti il Tri­bu­na­le per i Mino­ren­ni: respon­sa­bi­li­tà geni­to­ria­le (ex de pote­sta­te artt. 330–333 c.c.), dichia­ra­zio­ne del­lo sta­to di adot­ta­bi­li­tà e pro­ce­du­re di ado­zio­ne nazio­na­le (l. 183 del 1984). In tali fran­gen­ti, l’ascolto del mino­re è un con­cet­to par­ti­co­lar­men­te ampio, in quan­to desti­na­to alla valu­ta­zio­ne del­la situa­zio­ne evo­lu­ti­va del­lo stes­so, al fine di una deci­sio­ne con­for­me all’interesse pre­mi­nen­te del bam­bi­no o ragaz­zo.
Per quan­to riguar­da le pro­ce­du­re sul­la respon­sa­bi­li­tà geni­to­ria­le, l’articolo 336 bis c.c. pre­ve­de che il mino­re che ha com­piu­to gli anni dodi­ci e anche di età infe­rio­re, ove capa­ce di discer­ni­men­to, sia ascol­ta­to dal pre­si­den­te del tri­bu­na­le o dal giu­di­ce dele­ga­to. Se l’a­scol­to è in con­tra­sto con l’in­te­res­se del mino­re, o mani­fe­sta­men­te super­fluo, il giu­di­ce può non pro­ce­de.
L’articolo 336 bis c.c. pro­se­gue dan­do una serie d’indicazioni sul­le moda­li­tà di rea­liz­za­zio­ne dell’ascolto: deve esse­re con­dot­to dal giu­di­ce, anche avva­len­do­si di esper­ti o di altri ausi­lia­ri; geni­to­ri, difen­so­ri del­le par­ti, cura­to­re spe­cia­le del mino­re ed il pub­bli­co mini­ste­ro sono ammes­si a par­te­ci­pa­re all’a­scol­to se auto­riz­za­ti; pri­ma di pro­ce­de­re all’a­scol­to il giu­di­ce infor­ma il mino­re del­la natu­ra del pro­ce­di­men­to e degli effet­ti del­l’a­scol­to; vie­ne redat­to pro­ces­so ver­ba­le nel qua­le è descrit­to il con­te­gno del mino­re, ovve­ro è effet­tua­ta regi­stra­zio­ne audio video.
Inol­tre, secon­do la leg­ge n. 184 del 1983, il mino­re deve esse­re sen­ti­to nei seguen­ti casi: affi­da­men­to fami­lia­re con­sen­sua­le ed even­tua­le pro­ro­ga giu­di­zia­le, dichia­ra­zio­ne di adot­ta­bi­li­tà, affi­da­men­to pre­a­dot­ti­vo, deci­sio­ne di ado­zio­ne. In quest’ultimo caso il mino­re quat­tor­di­cen­ne deve dare il pro­prio con­sen­so all’adozione.

Per­ché è impor­tan­te ascol­ta­re il mino­re?

L’ascolto del mino­re è un momen­to fon­da­men­ta­le per com­pren­de­re le sue esi­gen­ze, i suoi desi­de­ri e le sue pre­oc­cu­pa­zio­ni. Per­ché sia effi­ca­ce, deve esse­re con­dot­to in modo appro­pria­to, rispet­tan­do il dirit­to del bam­bi­no a espri­mer­si sen­za pres­sio­ni o timo­ri.

1. La pre­pa­ra­zio­ne dell’ascolto
Il giu­di­ce deve crea­re un ambien­te sere­no e acco­glien­te, in cui il mino­re pos­sa sen­tir­si al sicu­ro.
Spes­so, si ricor­re a spa­zi appo­si­ta­men­te dedi­ca­ti, lon­ta­ni dal­la for­ma­li­tà del­le aule di tri­bu­na­le, per ridur­re il cari­co emo­ti­vo. Inol­tre, è essen­zia­le che il giu­di­ce o il pro­fes­sio­ni­sta inca­ri­ca­to dell’ascolto pos­sie­da com­pe­ten­ze spe­ci­fi­che in ambi­to psi­co­lo­gi­co e peda­go­gi­co.

2. Il coin­vol­gi­men­to dei pro­fes­sio­ni­sti
L’ascolto del mino­re è spes­so sup­por­ta­to da con­su­len­ti tec­ni­ci, come psi­co­lo­gi o assi­sten­ti socia­li, che pos­so­no faci­li­ta­re il dia­lo­go e inter­pre­ta­re cor­ret­ta­men­te le emo­zio­ni e le paro­le del bam­bi­no. Que­sti esper­ti for­ni­sco­no anche indi­ca­zio­ni uti­li al giu­di­ce per valu­ta­re la matu­ri­tà del mino­re e il con­te­sto in cui vive.

3. La cen­tra­li­tà del mino­re nel pro­ces­so deci­sio­na­le
Il dirit­to all’ascolto non impli­ca che la volon­tà del mino­re sia auto­ma­ti­ca­men­te deter­mi­nan­te, ma che ven­ga con­si­de­ra­ta come uno degli ele­men­ti fon­da­men­ta­li nel­la deci­sio­ne del giu­di­ce. Que­sto equi­li­brio è cru­cia­le per garan­ti­re che il mino­re sia pro­tet­to da pres­sio­ni ester­ne e, al con­tem­po, che la sua opi­nio­ne non sia igno­ra­ta.

Nono­stan­te l’importanza dell’ascolto del mino­re, la sua appli­ca­zio­ne pra­ti­ca pre­sen­ta diver­se sfi­de. Tra que­ste, la dif­fi­col­tà di bilan­cia­re il dirit­to del mino­re a esse­re ascol­ta­to con la neces­si­tà di pro­teg­ger­lo da even­tua­li trau­mi o pres­sio­ni. Inol­tre, l’efficacia dell’ascolto dipen­de anche dal­la for­ma­zio­ne e dal­la sen­si­bi­li­tà dei pro­fes­sio­ni­sti coin­vol­ti.

Tra le buo­ne pras­si, si segna­la­no:

  • La pre­di­spo­si­zio­ne di pro­to­col­li stan­dar­diz­za­ti per l’ascolto;
  • L’utilizzo di lin­guag­gi ade­gua­ti all’età del mino­re;
  • La for­ma­zio­ne con­ti­nua dei giu­di­ci e degli altri ope­ra­to­ri del dirit­to in mate­ria di psi­co­lo­gia dell’età evo­lu­ti­va.

Cosa è cam­bia­to nell’ascolto del mino­re alla luce del­la rifor­ma Car­ta­bia?

La recen­te rifor­ma Car­ta­bia sul pro­ces­so civi­le e pena­le attri­bui­sce una gene­ra­le por­ta­ta all’ascolto del mino­re, il qua­le van­ta un vero e pro­prio dirit­to di espri­me­re il suo pen­sie­ro in tut­te le que­stio­ni e le pro­ce­du­re vol­te ad inci­de­re nel­la pro­pria sfe­ra indi­vi­dua­le.

Tra le novi­tà intro­dot­te, una del­le prin­ci­pa­li riguar­da, innan­zi­tut­to, la pre­vi­sio­ne che sta­bi­li­sce di tener con­to di quan­to espres­so dal mino­re, avu­to riguar­do alla sua età e al suo gra­do di matu­ri­tà e ciò in attua­zio­ne di quan­to pre­vi­sto a livel­lo sovra­na­zio­na­le.

Il dirit­to del mino­re di espri­me­re la pro­pria opi­nio­ne è ogget­to di armo­niz­za­zio­ne euro­pea

Gli arti­co­li 473-bis.4 e 473-bis.5 c.p.c. disci­pli­na­no, infat­ti, l’istituto dell’ascolto del mino­re ere­di­tan­do il por­ta­to del­la giu­ri­spru­den­za di legit­ti­mi­tà che ha pre­di­spo­sto un codi­ce dell’audizione dei bam­bi­ni a uso foren­se.

Il “Dirit­to del mino­re di espri­me­re la pro­pria opi­nio­ne” è ormai ogget­to di armo­niz­za­zio­ne euro­pea ai sen­si dell’art. 21, Reg. UE n. 1111 del 2019 e rap­pre­sen­ta l’istituto car­di­ne dei pro­ce­di­men­ti mino­ri­li.

La disci­pli­na odier­na pre­sen­ta, tut­ta­via, dif­fe­ren­ze sostan­zia­li rispet­to alla pre­ce­den­te, in sen­so miglio­ra­ti­vo.

In pri­mo luo­go, i casi di esclu­sio­ne moti­va­ta dell’audizione sono, ora, ben tipiz­za­ti nel secon­do com­ma dell’art. 473-bis c.p.c.:

1) l’ascolto è in con­tra­sto con l’interesse del mino­re;

2) l’ascolto è mani­fe­sta­men­te super­fluo;

3) sus­si­ste una ipo­te­si di impos­si­bi­li­tà fisi­ca o psi­chi­ca del mino­re;

4) il mino­re mani­fe­sta la volon­tà di non esse­re ascol­ta­to.

Ci sono dei casi in cui l’audizione del mino­re deve esse­re esclu­sa?

L’esclusione dell’ascolto in caso di “rifiu­to” del bam­bi­no costi­tui­sce l’adesione all’orientamento che era sta­to espres­so sul pun­to dal­la giu­ri­spru­den­za di meri­to.

Si era affer­ma­to, infat­ti, che “l’audizione del mino­re deve esse­re esclu­sa dove il fan­ciul­lo, pros­si­mo a dive­ni­re mag­gio­ren­ne (cd. grand enfan­ts) comu­ni­chi, anche tra­mi­te i suoi geni­to­ri il pro­prio rifiu­to all’ascolto. Accer­ta­to che il rifiu­to è paci­fi­co, doven­do­si altri­men­ti accer­tar­ne la veri­di­ci­tà, è con­tra­rio all’interesse del fan­ciul­lo ricer­ca­re osti­na­ta­men­te di assu­me­re la sua opi­nio­ne: come tut­ti i dirit­ti, fer­ma la tito­la­ri­tà, il con­cre­to eser­ci­zio pas­sa anche per un atto di volon­tà del fan­ciul­lo. Peral­tro, non rispet­ta­re il rifiu­to del mino­re rap­pre­sen­te­reb­be un’aporia logi­ca pri­ma che giu­ri­di­ca” (Trib. Mila­no, sez. IX civ., 21 feb­bra­io 2014).

C’è poi una dispo­si­zio­ne ad hoc per le ipo­te­si di accor­do dei geni­to­ri.

L’art. 473-bis.4, ter­zo com­ma, intro­du­ce, infat­ti, una dispo­si­zio­ne ad hoc per le ipo­te­si di accor­do dei geni­to­ri: in que­sti casi, “il giu­di­ce pro­ce­de all’ascolto sol­tan­to se neces­sa­rio”.

Que­sta nor­ma mira a tute­la­re l’interesse del mino­re a non esse­re ulte­rior­men­te espo­sto a pos­si­bi­li pre­giu­di­zi deri­van­ti dal rin­no­va­to coin­vol­gi­men­to emo­ti­vo nel­le que­stio­ni rela­ti­ve alla rot­tu­ra del nucleo fami­lia­re, qua­lo­ra il giu­di­ce pren­da atto dell’accordo tra i geni­to­ri e riten­ga non indi­spen­sa­bi­le pro­ce­de­re all’ascolto.

Tale dispo­si­zio­ne abro­ga quan­to pre­vi­sto dall’articolo 337-octies del Codi­ce civi­le, secon­do cui nei pro­ce­di­men­ti in cui si omo­lo­ga o si pren­de atto di un accor­do dei geni­to­ri, rela­ti­vo all’affidamento dei figli, il giu­di­ce deve sem­pre pro­ce­de­re all’ascolto, sal­vo che ciò appa­io in con­tra­sto con l’interesse del mino­re o mani­fe­sta­men­te super­fluo.

Chi prov­ve­de all’ascolto del mino­re e qua­li moda­li­tà uti­liz­za?

L’audizione del mino­re non può esse­re dele­ga­ta dal giu­di­ce rela­to­re ad altri sog­get­ti, nean­che ai giu­di­ci ono­ra­ri: l’ascolto del mino­re è dun­que con­dot­to diret­ta­men­te dal giu­di­ce.

Tut­ta­via, que­sti deve far­si assi­ste­re da esper­ti: non si trat­ta di una scel­ta discre­zio­na­le o arbi­tra­ria, ma di un vero e pro­prio dove­re. Quan­do, infat­ti, le sue cono­scen­ze non sono in gra­do di rispon­de­re al biso­gno di tute­la e alla postu­la­zio­ne di giu­di­zio, il giu­di­ce può e deve inca­ri­ca­re un esper­to.

Quan­to alle moda­li­tà dell’ascolto, l’articolo 473 – bis. 5. c.p.c. dispo­ne che devo­no esse­re tali da assi­cu­ra­re la sere­ni­tà e riser­va­tez­za del mino­re.  Da ciò deri­va che i geni­to­ri difen­so­ri e il cura­to­re spe­cia­le pos­so­no assi­ste­re all’audizione solo pre­via auto­riz­za­zio­ne del giu­di­ce.

Esi­sto­no, infat­ti, due tipi di audi­zio­ne del mino­re:

  1. l’ascolto diret­to, ossia, quel­lo svol­to dal giu­di­ce;
  2. l’ascolto assi­sti­to, ossia quel­lo in cui l’audizione avvie­ne con l’assistenza di un esper­to in psi­co­lo­gia o psi­chia­tria infan­ti­le.

Il giu­di­ce deve pro­ce­de­re in ogni caso alla video regi­stra­zio­ne del­la sua audi­zio­ne e, lad­do­ve non sia pos­si­bi­le pro­ce­de­re con que­sta moda­li­tà, biso­gna redi­ge­re appo­si­to ver­ba­le dell’ascolto ove det­ta­glia­ta­men­te descri­ve­re il con­te­gno del mino­re.

IN CONCLUSIONE

La pri­ma udien­za e l’ascolto del mino­re rap­pre­sen­ta­no momen­ti di gran­de respon­sa­bi­li­tà per tut­ti gli ope­ra­to­ri coin­vol­ti. Garan­ti­re che la voce del mino­re sia ascol­ta­ta e rispet­ta­ta è un pas­so fon­da­men­ta­le per pro­muo­ve­re un siste­ma giu­di­zia­rio che met­ta al cen­tro la tute­la dei dirit­ti dell’infanzia. Solo attra­ver­so un approc­cio sen­si­bi­le e com­pe­ten­te è pos­si­bi­le assi­cu­ra­re che il mino­re sia non solo pro­tet­to, ma anche valo­riz­za­to come pro­ta­go­ni­sta del­la pro­pria vita.

Le deci­sio­ni pre­se in que­sta fase non riguar­da­no solo il pre­sen­te, ma pos­so­no influen­za­re pro­fon­da­men­te il futu­ro del mino­re. Per que­sto moti­vo, è essen­zia­le che ogni pas­so del pro­ce­di­men­to sia impron­ta­to al rispet­to, alla com­pren­sio­ne e alla valo­riz­za­zio­ne del­la sua indi­vi­dua­li­tà. La capa­ci­tà di ascol­ta­re dav­ve­ro un mino­re e di coglie­re il sen­so pro­fon­do del­le sue paro­le è una sfi­da che richie­de for­ma­zio­ne, espe­rien­za e sen­si­bi­li­tà, ma è anche la chia­ve per costrui­re un per­cor­so giu­di­zia­rio che tute­li il suo benes­se­re e la sua cre­sci­ta. Solo attra­ver­so un lavo­ro di squa­dra tra giu­di­ci, con­su­len­ti tec­ni­ci e fami­glie è pos­si­bi­le rag­giun­ge­re deci­sio­ni equi­li­bra­te, che met­ta­no al cen­tro il vero inte­res­se del mino­re.

I pun­ti più impor­tan­ti di que­sto argo­men­to sono sta­ti affron­ta­ti, ma TU che hai let­to fin qui, sicu­ra­men­te meri­ti mag­gio­ri rispo­ste rispet­to al tuo caso. Se hai biso­gno di assi­sten­za e con­su­len­za nel dirit­to di fami­glia con­tat­ta­ci via email o via Wha­tsApp. Di segui­to tro­ve­rai tut­ti i reca­pi­ti di cui hai biso­gno.

Avv. Fran­ce­sco Frez­za

Via Ambra, 481038 Tren­to­la Ducen­ta (Caser­ta)

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