LE CONVIVENZE E L’OBBLIGO DI MANTENIMENTO

Che differenza c’è tra matrimonio e convivenza di fatto?
Quando sorge l’obbligo di mantenimento in una convivenza di fatto?


Negli ulti­mi decen­ni, le con­vi­ven­ze han­no assun­to un ruo­lo sem­pre più rile­van­te nel­le dina­mi­che socia­li, offren­do una vali­da alter­na­ti­va al matri­mo­nio per mol­te cop­pie. Que­sta for­ma di unio­ne, basa­ta su scel­te per­so­na­li e liber­tà di auto­de­ter­mi­na­zio­ne, ha tut­ta­via sol­le­va­to impor­tan­ti que­stio­ni dal pun­to di vista giu­ri­di­co, in par­ti­co­la­re riguar­do ai dirit­ti e dove­ri che deri­va­no dal­la vita insie­me. Uno degli aspet­ti più deli­ca­ti e spes­so con­tro­ver­si riguar­da l’e­ven­tua­le obbli­go di man­te­ni­men­to in caso di fine del­la con­vi­ven­za. A dif­fe­ren­za del matri­mo­nio, dove la leg­ge disci­pli­na con chia­rez­za la que­stio­ne del soste­gno eco­no­mi­co tra i coniu­gi, nel caso del­le con­vi­ven­ze la nor­ma­ti­va pre­sen­ta carat­te­ri­sti­che spe­ci­fi­che e meno defi­ni­te. Que­sto arti­co­lo si pro­po­ne di esa­mi­na­re il qua­dro giu­ri­di­co ita­lia­no, foca­liz­zan­do­si sui dirit­ti dei con­vi­ven­ti e sul­le con­di­zio­ni in cui potreb­be sor­ge­re un obbli­go di man­te­ni­men­to.

 È pos­si­bi­le sta­bi­li­re un qua­dro giu­ri­di­co di que­sta disci­pli­na?

Negli ulti­mi anni, il model­lo tra­di­zio­na­le del­la fami­glia basa­to sul matri­mo­nio è sta­to affian­ca­to da un nume­ro cre­scen­te di con­vi­ven­ze di fat­to. Le cop­pie che scel­go­no di vive­re insie­me sen­za spo­sar­si, per ragio­ni affet­ti­ve, pra­ti­che o ideo­lo­gi­che, rap­pre­sen­ta­no ormai una real­tà con­so­li­da­ta in Ita­lia e nel mon­do. Tut­ta­via, que­sta scel­ta sol­le­va alcu­ne que­stio­ni giu­ri­di­che rile­van­ti, soprat­tut­to in caso di ces­sa­zio­ne del­la con­vi­ven­za, con par­ti­co­la­re rife­ri­men­to all’e­ven­tua­le obbli­go di man­te­ni­men­to tra ex con­vi­ven­ti.

COME VENGONO REGOLAMENTATE LE CONVIVENZE IN ITALIA?

In Ita­lia, le con­vi­ven­ze di fat­to sono sta­te uffi­cial­men­te rico­no­sciu­te con la leg­ge n. 76 del 20 mag­gio 2016, nota come “Leg­ge Cirin­nà”. Que­sta nor­ma­ti­va ha intro­dot­to il con­cet­to giu­ri­di­co di “con­vi­ven­ti di fat­to”, cioè due per­so­ne mag­gio­ren­ni, anche del­lo stes­so ses­so, che con­vi­vo­no sta­bil­men­te e sono lega­te da lega­mi affet­ti­vi non ricon­du­ci­bi­li a rap­por­ti di paren­te­la, matri­mo­nio o unio­ne civi­le.

Gra­zie alla Leg­ge Cirin­nà, i con­vi­ven­ti pos­so­no acce­de­re a una serie di dirit­ti e tute­le, qua­li il dirit­to reci­pro­co di visi­ta in ospe­da­le, il dirit­to all’as­si­sten­za mora­le e mate­ria­le e alcu­ne age­vo­la­zio­ni fisca­li. Tut­ta­via, il qua­dro giu­ri­di­co del­la con­vi­ven­za resta più fles­si­bi­le e meno vin­co­lan­te rispet­to al matri­mo­nio, soprat­tut­to in meri­to alle con­se­guen­ze eco­no­mi­che in caso di sepa­ra­zio­ne.

CONVIVENZE E MATRIMONIO: OCCHIO ALLE DIFFERENZE.

Una del­le prin­ci­pa­li dif­fe­ren­ze tra il matri­mo­nio e la con­vi­ven­za riguar­da pro­prio l’e­ven­tua­le obbli­go di man­te­ni­men­to. Nel matri­mo­nio, in caso di sepa­ra­zio­ne o divor­zio, il coniu­ge eco­no­mi­ca­men­te più debo­le può ave­re dirit­to a un asse­gno di man­te­ni­men­to, che si fon­da su una serie di prin­ci­pi codi­fi­ca­ti nel Codi­ce civi­le, come il prin­ci­pio del­la soli­da­rie­tà tra i coniu­gi.

Nel caso del­le con­vi­ven­ze, inve­ce, la situa­zio­ne è diver­sa. La leg­ge ita­lia­na non pre­ve­de un obbli­go auto­ma­ti­co di man­te­ni­men­to per l’ex con­vi­ven­te dopo la fine del­la rela­zio­ne. Que­sta assen­za di un obbli­go lega­le riflet­te la scel­ta con­sa­pe­vo­le dei con­vi­ven­ti di non for­ma­liz­za­re il loro rap­por­to attra­ver­so il matri­mo­nio e, di con­se­guen­za, di non sot­to­por­si a tut­ti i vin­co­li giu­ri­di­ci e patri­mo­nia­li che ne deri­va­no.

QUALI SONO LE SITUAZIONI IN CUI, ANCHE IN AMBITO DI CONVIVENZA, SORGERE UN OBBLIGO DI MANTENIMENTO? VEDIAMOLO INSIEME

  1. La pre­sen­za di figli: Se dal­la con­vi­ven­za nasco­no dei figli, il geni­to­re non con­vi­ven­te ha l’ob­bli­go di con­tri­bui­re al loro man­te­ni­men­to, indi­pen­den­te­men­te dal­lo sta­to civi­le del­la cop­pia. Que­sto obbli­go si esten­de al man­te­ni­men­to del figlio anche dopo la fine del­la rela­zio­ne. Inol­tre, in alcu­ni casi, il con­vi­ven­te eco­no­mi­ca­men­te più debo­le può richie­de­re un con­tri­bu­to per il pro­prio man­te­ni­men­to, soprat­tut­to se ha dedi­ca­to gran par­te del tem­po alla cura dei figli, ridu­cen­do o annul­lan­do la pro­pria capa­ci­tà di gua­da­gno.
  2. Con­trat­to di con­vi­ven­za: I con­vi­ven­ti pos­so­no rego­la­re alcu­ni aspet­ti eco­no­mi­ci e patri­mo­nia­li del loro rap­por­to tra­mi­te un con­trat­to di con­vi­ven­za, pre­vi­sto dal­la Leg­ge Cirin­nà. Que­sto accor­do può inclu­de­re clau­so­le che sta­bi­li­sco­no un obbli­go di man­te­ni­men­to in caso di sepa­ra­zio­ne. Un con­trat­to di con­vi­ven­za può dun­que pre­ve­de­re l’as­sun­zio­ne di deter­mi­na­ti obbli­ghi eco­no­mi­ci da par­te di uno dei con­vi­ven­ti, come il ver­sa­men­to di una som­ma di dena­ro all’al­tro in caso di ces­sa­zio­ne del­la rela­zio­ne, oppu­re la divi­sio­ne dei beni acqui­sta­ti duran­te il perio­do del­la con­vi­ven­za.
  3. Inden­niz­zo per arric­chi­men­to sen­za cau­sa: Seb­be­ne non esi­sta un obbli­go auto­ma­ti­co di man­te­ni­men­to, un ex con­vi­ven­te può ten­ta­re di richie­de­re un inden­niz­zo qua­lo­ra dimo­stri di aver con­tri­bui­to in manie­ra signi­fi­ca­ti­va all’ar­ric­chi­men­to patri­mo­nia­le del­l’al­tro con­vi­ven­te, sen­za otte­ne­re un ritor­no pro­por­zio­na­to. Que­sto prin­ci­pio, noto come “arric­chi­men­to sen­za cau­sa”, è più raro e com­ples­so da far vale­re in tri­bu­na­le, poi­ché richie­de la dimo­stra­zio­ne con­cre­ta del­l’ap­por­to eco­no­mi­co o di altro tipo for­ni­to alla rela­zio­ne.

NOVITÀ INTRODOTTE CON LA LEGGE CIRINNÀ

La Leg­ge 20 mag­gio 2016 n. 76 (c.d. Leg­ge Cirin­nà) for­ni­sce per la pri­ma vol­ta una spe­ci­fi­ca rego­la­men­ta­zio­ne del­le “con­vi­ven­ze di fat­to”. La leg­ge spe­ci­fi­ca che con­vi­ven­ti di fat­to sono “due per­so­ne mag­gio­ren­ni uni­te sta­bil­men­te da lega­mi affet­ti­vi di cop­pia e di reci­pro­ca assi­sten­za mora­le e mate­ria­le, non vin­co­la­te da rap­por­ti di paren­te­la, affi­ni­tà o ado­zio­ne, da matri­mo­nio o da un’unione civi­le”.

Il legi­sla­to­re ha intro­dot­to una serie di novi­tà, che si ren­de­va­no neces­sa­rie a fron­te del muta­to con­te­sto socia­le in cui vivia­mo. Tra le più impor­tan­ti si ricor­da­no:

  • in caso di malat­tia o di rico­ve­ro, i con­vi­ven­ti di fat­to han­no dirit­to reci­pro­co di visi­ta, di assi­sten­za non­ché di acces­so alle infor­ma­zio­ni per­so­na­li;
  • sono rico­no­sciu­ti spe­ci­fi­ci dirit­ti per quan­to con­cer­ne l’assegnazione degli allog­gi di edi­li­zia popo­la­re;
  • si garan­ti­sce la tute­la al con­vi­ven­te di fat­to che pre­sta sta­bil­men­te la pro­pria ope­ra all’interno dell’impresa fami­lia­re dell’altro con­vi­ven­te;
  • è pre­vi­sta la pos­si­bi­li­tà, per cia­scun con­vi­ven­te di fat­to, di desi­gna­re l’altro qua­le suo rap­pre­sen­tan­te in caso di malat­tia, ovve­ro per le deci­sio­ni con­cer­nen­ti la dona­zio­ne di orga­ni, le moda­li­tà di trat­ta­men­to del­la sal­ma e le cele­bra­zio­ni fune­ra­rie;
  • è pre­vi­sto il dirit­to di abi­ta­zio­ne a favo­re del con­vi­ven­te super­sti­te, qua­lo­ra l’altro con­vi­ven­te di fat­to fos­se pro­prie­ta­rio del­la casa adi­bi­ta a resi­den­za comu­ne.

In caso di ces­sa­zio­ne del­la con­vi­ven­za di fat­to l’articolo 1 com­ma 65 del­la Leg­ge pre­ve­de che il giu­di­ce pos­sa san­ci­re il dirit­to del con­vi­ven­te, in sta­to di biso­gno e non in gra­do di prov­ve­de­re al pro­prio man­te­ni­men­to, a rice­ve­re dall’altro con­vi­ven­te gli ali­men­ti. In tali casi, gli ali­men­ti sono asse­gna­ti per un perio­do pro­por­zio­na­le alla dura­ta del­la con­vi­ven­za e nel­la misu­ra deter­mi­na­ta ai sen­si dell’articolo 438 co. 2 c.c.

 Vi è un dirit­to di abi­ta­zio­ne a favo­re del con­vi­ven­te super­sti­te?

In caso di mor­te del con­vi­ven­te pro­prie­ta­rio del­la casa adi­bi­ta a resi­den­za comu­ne, l’art. 1 co. 42 del­la Leg­ge sta­bi­li­sce che il con­vi­ven­te di fat­to super­sti­te abbia dirit­to di con­ti­nua­re ad abi­ta­re in quel­la casa per due anni o per un perio­do pari alla con­vi­ven­za, se supe­rio­re a due anni, e comun­que non oltre i cin­que anni dal­la mor­te dell’altro con­vi­ven­te. Qua­lo­ra nel­la stes­sa abi­ta­zio­ne coa­bi­ti­no figli mino­ri o figli disa­bi­li del con­vi­ven­te super­sti­te, il mede­si­mo ha dirit­to di con­ti­nua­re ad abi­ta­re nel­la casa di comu­ne resi­den­za per un perio­do non infe­rio­re a tre anni dal­la mor­te. Que­sto dirit­to di abi­ta­zio­ne vie­ne meno qua­lo­ra il con­vi­ven­te super­sti­te ces­si di abi­ta­re sta­bil­men­te nel­la casa di comu­ne resi­den­za o in caso di matri­mo­nio, di unio­ne civi­le o di nuo­va con­vi­ven­za di fat­to.

COME SI STABILISCE IL REGIME PATRIMONIALE DELLA CONVIVENZA?

Il regi­me patri­mo­nia­le del­la con­vi­ven­za è rimes­so alla libe­ra deter­mi­na­zio­ne del­le par­ti. A tal fine, l’articolo 1 com­ma 50 del­la Leg­ge 76/​2016 pre­ve­de che i con­vi­ven­ti di fat­to pos­sa­no disci­pli­na­re i rap­por­ti patri­mo­nia­li rela­ti­vi alla loro vita in comu­ne con la sot­to­scri­zio­ne di un con­trat­to di con­vi­ven­za.

Si trat­ta di un con­trat­to for­ma­le che deve esse­re redat­to in for­ma scrit­ta a pena di nul­li­tà, con atto pub­bli­co o scrit­tu­ra pri­va­ta auten­ti­ca­ta da un Nota­io o da un Avvo­ca­to, che ne atte­sta­no la con­for­mi­tà alle nor­me impe­ra­ti­ve e all’ordine pub­bli­co.

Il con­trat­to di con­vi­ven­za reca l’indicazione dell’indirizzo indi­ca­to da cia­scu­na par­te al qua­le sono effet­tua­te le comu­ni­ca­zio­ni ine­ren­ti al con­trat­to mede­si­mo. Può, inol­tre, con­te­ne­re:

  • l’indicazione del­la resi­den­za;
  • le moda­li­tà di con­tri­bu­zio­ne alla neces­si­tà del­la vita in comu­ne
  • il regi­me patri­mo­nia­le del­la comu­nio­ne dei beni o del­la sepa­ra­zio­ne dei beni.

Il con­trat­to non può esse­re sot­to­po­sto a ter­mi­ne o a con­di­zio­ne. È nul­lo (nul­li­tà insa­na­bi­le e asso­lu­ta) nei seguen­ti casi:

  • qua­lo­ra sia sta­to con­clu­so nono­stan­te la pre­sen­za di vin­co­lo matri­mo­nia­le, di un’unione civi­le o di un altro con­trat­to di con­vi­ven­za rela­ti­vo a uno dei con­traen­ti;
  • quan­do lo han­no sti­pu­la­to sog­get­ti non qua­li­fi­ca­bi­li come con­vi­ven­ti di fat­to ai sen­si dell’art. 1 co. 36 L. 76/​2016;
  • qua­lo­ra sia sti­pu­la­to da un mino­re di età, da un sog­get­to inter­det­to giu­di­zial­men­te ovve­ro qua­lo­ra uno dei sog­get­ti con­traen­ti sia sta­to con­dan­na­to per omi­ci­dio con­su­ma­to o ten­ta­to sul coniu­ge dell’altro.

Può acca­de­re che uno dei due con­vi­ven­ti voglia ces­sa­re la con­vi­ven­za.

A tal pro­po­si­to biso­gna distin­gue­re a secon­da che sia sta­to (PUNTO A) o meno (PUNTO B) sti­pu­la­to il con­trat­to di con­vi­ven­za.

PUNTO A

Se ces­sa la con­vi­ven­za in pre­sen­za del con­trat­to

Se è sta­to sti­pu­la­to il con­trat­to di con­vi­ven­za la nor­ma di rife­ri­men­to è l’articolo 59 del­la Leg­ge 76/​2016 che disci­pli­na la riso­lu­zio­ne del con­trat­to di con­vi­ven­za. Il con­trat­to può risol­ver­si non solo per accor­do del­le par­ti ma anche per reces­so uni­la­te­ra­le. Qua­lo­ra la riso­lu­zio­ne avven­ga per accor­do del­le par­ti o per reces­so uni­la­te­ra­le, è neces­sa­rio il rispet­to degli one­ri di for­ma pre­scrit­ti dall’art. 1 co. 51 del­la Leg­ge 76/​2016.

Qua­lo­ra i con­traen­ti aves­se­ro adot­ta­to il regi­me del­la comu­nio­ne dei beni, la riso­lu­zio­ne del con­trat­to di con­vi­ven­za deter­mi­na lo scio­gli­men­to del­la comu­nio­ne. In tal caso si appli­ca­no, in quan­to com­pa­ti­bi­li, le dispo­si­zio­ni di cui alla sezio­ne III del capo VI del tito­lo VI del libro I del codi­ce civi­le.

PUNTO B

Quan­do non c’è il con­trat­to

Quan­do, inve­ce, non si è sti­pu­la­to il con­trat­to occor­re­rà appli­ca­re i prin­ci­pi ela­bo­ra­ti pri­ma dell’entrata in vigo­re del­la Leg­ge 76/​2016. La giu­ri­spru­den­za ave­va posto l’accento sul­la valo­riz­za­zio­ne dei reci­pro­ci appor­ti di natu­ra eco­no­mi­ca, lavo­ra­ti­va o anche sen­ti­men­ta­le, veri­fi­ca­ti­si duran­te la con­vi­ven­za, non­ché del­le aspet­ta­ti­ve che legit­ti­ma­men­te sor­go­no dal pro­trar­si del mena­ge fami­lia­re. Gli appro­di del­la giu­ri­spru­den­za pos­so­no esse­re così sin­te­tiz­za­ti:

  • il ricor­so all’art. 2034 c.c. impe­di­sce che, una vol­ta ces­sa­ta la con­vi­ven­za, il con­vi­ven­te che abbia for­ni­to l’assistenza mate­ria­le al pro­prio part­ner pos­sa legit­ti­ma­re la resti­tu­zio­ne di quan­to ver­sa­to duran­te la con­vi­ven­za;
  • gli acqui­sti fat­ti duran­te la con­vi­ven­za ven­go­no pari­fi­ca­ti a quel­li fat­ti da due coniu­gi spo­sa­ti in sepa­ra­zio­ne dei beni. Ogni acqui­sto com­piu­to dal con­vi­ven­te, per­tan­to, diven­ta di pro­prie­tà esclu­si­va di colui che lo ha posto in esse­re;
  • se uno dei due con­vi­ven­ti ha pre­sta­to atti­vi­tà lavo­ra­ti­va in favo­re dell’altro, la giu­ri­spru­den­za opta per la pre­sun­zio­ne di gra­tui­tà del­la pre­sta­zio­ne lavo­ra­ti­va effet­tua­ta da un con­vi­ven­te a van­tag­gio dell’altro. In que­sto modo si con­fi­gu­ra un rap­por­to di lavo­ro gra­tui­to, se può esse­re dimo­stra­ta la comu­nan­za di vita e di inte­res­si tra i con­vi­ven­ti;
  • se inve­ce non si rie­sce a dimo­stra­re un rap­por­to di lavo­ro subor­di­na­to (si pen­si, ad esem­pio, all’attività dome­sti­ca com­piu­ta da uno dei con­vi­ven­ti in favo­re del nucleo fami­lia­re), la giu­ri­spru­den­za ha ipo­tiz­za­to l’applicabilità dell’ingiustificato arric­chi­men­to (arti­co­lo 2041 c.c.). Si ritie­ne giu­sti­fi­ca­to l’arricchimento in pre­sen­za di una sinal­lag­ma­ti­ci­tà tra le pre­sta­zio­ni dei con­vi­ven­ti. L’attività dome­sti­ca svol­ta da uno dei con­vi­ven­ti infat­ti deve esse­re con­tro­bi­lan­cia­ta dall’adempimento dell’obbligazione natu­ra­le di con­tri­bui­re agli one­ri fami­lia­ri gra­van­te sull’altro.

Orbe­ne, pri­ma di pas­sa­re alle con­clu­sio­ni è fon­da­men­ta­le ana­liz­za­re gli ulti­mi due aspet­ti di que­sto tema abba­stan­za arti­co­la­to, vale a dire:

1 Dif­fe­ren­ze con altri Pae­si

È inte­res­san­te nota­re che la rego­la­men­ta­zio­ne del man­te­ni­men­to nel­le con­vi­ven­ze varia note­vol­men­te da un Pae­se all’al­tro. In alcu­ni Sta­ti, come la Fran­cia, con il PACS (Pac­te Civil de Soli­da­ri­té), e la Spa­gna, con le unio­ni di fat­to, esi­sto­no for­me di tute­la lega­le più for­ti per le cop­pie con­vi­ven­ti, com­pre­se pre­vi­sio­ni di man­te­ni­men­to in caso di ces­sa­zio­ne del­la rela­zio­ne. Al con­tra­rio, altri Pae­si, come il Regno Uni­to, han­no un approc­cio più simi­le a quel­lo ita­lia­no, dove i con­vi­ven­ti non han­no dirit­ti di man­te­ni­men­to auto­ma­ti­ci, a meno che non sia­no sta­ti con­cor­da­ti in modo spe­ci­fi­co.

2 La giu­ri­spru­den­za in mate­ria di con­vi­ven­ze

La giu­ri­spru­den­za ita­lia­na ha affron­ta­to diver­se vol­te la que­stio­ne del­l’ob­bli­go di man­te­ni­men­to nel­le con­vi­ven­ze, con­fer­man­do in linea gene­ra­le l’as­sen­za di un obbli­go auto­ma­ti­co in caso di ces­sa­zio­ne del rap­por­to. Tut­ta­via, alcu­ne sen­ten­ze han­no rico­no­sciu­to l’im­por­tan­za di tute­la­re il con­vi­ven­te eco­no­mi­ca­men­te più debo­le in casi par­ti­co­la­ri, come la nasci­ta di figli o l’e­si­sten­za di un accor­do scrit­to tra le par­ti.

Ad esem­pio, la Cor­te di Cas­sa­zio­ne ha più vol­te sot­to­li­nea­to come, in pre­sen­za di figli, l’ob­bli­go di man­te­ni­men­to riguar­di sia i mino­ri che il geni­to­re eco­no­mi­ca­men­te più debo­le, se que­sto ha rinun­cia­to a oppor­tu­ni­tà lavo­ra­ti­ve per dedi­car­si alla fami­glia. Que­sti prin­ci­pi giu­ri­spru­den­zia­li offro­no alcu­ne garan­zie, ma non esten­do­no la tute­la eco­no­mi­ca al con­vi­ven­te nel caso di una sem­pli­ce sepa­ra­zio­ne, sen­za figli o accor­di pre­ven­ti­vi.

Con­clu­sio­ni

In con­clu­sio­ne, il tema del­l’ob­bli­go di man­te­ni­men­to nel­le con­vi­ven­ze evi­den­zia le dif­fe­ren­ze sostan­zia­li rispet­to al matri­mo­nio. Seb­be­ne la leg­ge ita­lia­na, con la Leg­ge Cirin­nà, abbia rico­no­sciu­to alcu­ni dirit­ti ai con­vi­ven­ti, essa non pre­ve­de un obbli­go auto­ma­ti­co di man­te­ni­men­to in caso di sepa­ra­zio­ne, a meno che non vi sia­no figli o accor­di spe­ci­fi­ci. Que­sta man­can­za di pro­te­zio­ne eco­no­mi­ca impli­ca che le cop­pie con­vi­ven­ti deb­ba­no riflet­te­re atten­ta­men­te sul­la gestio­ne patri­mo­nia­le e con­si­de­ra­re la sti­pu­la di un con­trat­to di con­vi­ven­za per tute­lar­si reci­pro­ca­men­te. In un con­te­sto socia­le in con­ti­nua evo­lu­zio­ne, è impor­tan­te esse­re con­sa­pe­vo­li dei limi­ti lega­li di que­sta for­ma di unio­ne e valu­ta­re atten­ta­men­te le impli­ca­zio­ni di una con­vi­ven­za sot­to il pro­fi­lo eco­no­mi­co e giu­ri­di­co.

I pun­ti più impor­tan­ti di que­sto argo­men­to sono sta­ti affron­ta­ti, ma TU che hai let­to fin qui, sicu­ra­men­te meri­ti mag­gio­ri rispo­ste rispet­to al tuo caso. Se hai biso­gno di assi­sten­za e con­su­len­za nel dirit­to di fami­glia con­tat­ta­ci via email o via Wha­tsApp. Di segui­to tro­ve­rai tut­ti i reca­pi­ti di cui hai biso­gno.

Avv. Fran­ce­sco Frez­za

Via Ambra, 481038 Tren­to­la Ducen­ta (Caser­ta)

Torna in alto