Oggi tratteremo un argomento che sotto certi punti di vista può risultare abbastanza spigoloso, per l’intreccio delle materie che regolano l’adeguamento dell’assegno agli indici Istat. Fortunatamente c’è una buona notizia per te che leggi: il tema sarà trattato nel modo più semplice e chiaro possibile.
Allora buona lettura.
Cos’è l’adeguamento dell’assegno di mantenimento?
L’adeguamento dell’assegno di mantenimento è il processo mediante il quale l’importo dell’assegno viene aggiornato per tener conto dell’inflazione o di altri cambiamenti economici. Questo assicura che l’assegno mantenga il suo potere d’acquisto nel tempo, consentendo al beneficiario di mantenere uno standard di vita adeguato.
L’assegno di mantenimento è un aspetto cruciale delle questioni finanziarie legate alla separazione o al divorzio. Questo sostegno finanziario viene stabilito per garantire che il partner economicamente più debole, spesso il coniuge che si occupa principalmente dei figli, possa mantenere uno standard di vita ragionevole dopo la fine della relazione. Tuttavia, nel corso del tempo, l’importo dell’assegno può perdere valore a causa dell’inflazione e dei cambiamenti nelle condizioni economiche. È qui che entra in gioco l’adeguamento dell’assegno di mantenimento in base agli indici ISTAT.
Per quale assegno va fatta la rivalutazione?
La rivalutazione va fatta per ogni tipo di assegno e dunque:
- l’assegno di mantenimento per il coniuge
- assegno di divorzio
- assegno perequativo di mantenimento per i figli (sia minorenni, sia maggiorenni).
La rivalutazione come si calcola in concreto?
Dopo aver chiarito per quali assegni deve essere fatta la rivalutazione, è il caso di capire come si calcola la rivalutazione in concreto e le differenze che ci sono tra separazione/divorzio consensuale e separazione/divorzio giudiziale
Separazione/divorzio consensuale.
Nel primo caso deve essere preso come riferimento l’accordo che è stato firmato e cercare la data indicata come data a partire dalla quale è dovuto l’assegno.
Per esempio, se è scritto che l’assegno è dovuto a partire dal mese di giugno 2023, allora il primo aggiornamento Istat dovrà essere calcolato nel mese di luglio 2024 con riferimento all’indice Istat del mese di giugno(2024).
Se la decorrenza dell’assegno non è indicata, allora deve essere considerata la data in cui è stato sottoscritto l’accordo.
Separazione/divorzio giudiziale.
In questo secondo caso, invece, il riferimento è la sentenza, nella quale, dovrebbe essere indicata una data a partire dalla quale è dovuto l’assegno. Una volta che è stata individuata tale data, si procede come sopra.
Se questa indicazione manca, allora si deve risalire alla data in cui l’assegno è stato chiesto dal/dalla tuo/a ex.
Facciamo un esempio pratico per capire meglio quest’ultimo passaggio.
Ipotizziamo che la domanda di separazione o di divorzio è stata presentata il 10.09.2023, ma non hai chiesto il mantenimento essendo tu il coniuge economicamente più dotato.
L’altro coniuge, invece, ha chiesto l’assegno di mantenimento per sé alla prima udienza in tribunale, che si è tenuta in data 15.02.2024.
Nel caso in cui il giudice riconosca l’assegno a favore del richiedente, dapprima in via provvisoria e poi la sentenza lo confermi nel luglio 2024, ebbene la rivalutazione in questo caso, dovrà essere calcolata con riferimento al mese di Febbraio di ogni anno, essendo febbraio il mese di decorrenza dell’assegno.
La rivalutazione va calcolata anche se nella sentenza non è prevista?
Assolutamente sì, in quanto la rivalutazione Istat è obbligatoria per legge. Normalmente, si trova scritto nella sentenza di separazione o di divorzio, una dicitura come questa: “oltre rivalutazione monetaria Istat annuale” o simili.
Ma, talvolta, questa precisazione viene tralasciata. Ebbene, sappi che tale omissione non autorizza a ritenersi libero dal relativo obbligo.
E non si può aspettare che sia il/la tuo/a ex a chiederti l’aggiornamento Istat.
Se sei il coniuge tenuto a corrispondere l’assegno, allora, ricordati di procedere spontaneamente, anno dopo anno, e non attendere la raccomandata del tuo ex.
Considera, anzi, che anche non corrispondere l’importo rivalutato dell’assegno costituisce inadempimento dei doveri nascenti dalla separazione o dal divorzio.
Può accadere che si ometta di rivalutare l’assegno? Cosa succede e quali sono i rimedi?
In caso di omessa rivalutazione dell’assegno di mantenimento spettante al coniuge e ai figli in caso di separazione o di divorzio, è possibile chiedere gli arretrati e gli interessi maturati sulle somme non versate entro i termini di prescrizione, ovvero relativamente ai 5 anni precedenti. Il coniuge beneficiario dovrà predisporre un atto di precetto e, in caso di mancato adempimento da parte dell’ex coniuge, o di mancato accordo tra le parti, avviare tramite avvocato una procedura espropriativa davanti al giudice.
Fino ad ora ci siamo soffermati sugli aspetti legali della materia, adesso andremo a vedere, insieme, quali sono i parametri su cui si basa il processo di adeguamento
Il ruolo degli indici ISTAT
Gli indici ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) forniscono dati cruciali sull’inflazione e sui cambiamenti nei prezzi dei beni e dei servizi in Italia. Questi dati vengono utilizzati come riferimento per adeguare l’assegno di mantenimento. In particolare, l’indice ISTAT dei prezzi al consumo (IPC) è uno strumento fondamentale per calcolare l’aumento dell’assegno.
Come funziona l’adeguamento
Il processo di adeguamento dell’assegno di mantenimento in base agli indici ISTAT di solito segue una procedura standard:
- Rilevamento dei dati: L’indice ISTAT dei prezzi al consumo viene monitorato per identificare i cambiamenti nell’inflazione.
- Calcolo dell’aumento: Utilizzando i dati forniti dall’ISTAT, si calcola l’aumento percentuale dell’inflazione nel periodo stabilito per l’aggiornamento.
- Applicazione dell’aumento: L’importo dell’assegno di mantenimento viene quindi aumentato in base al tasso di inflazione determinato.
- Notifica alle parti interessate: Il beneficiario e l’obbligato al pagamento vengono notificati dell’aumento e dell’importo aggiornato dell’assegno di mantenimento.
Considerazioni importanti
Mentre l’adeguamento dell’assegno di mantenimento in base agli indici ISTAT fornisce un metodo razionale per mantenere l’equità nel sostegno finanziario, ci sono alcune considerazioni da tenere presente:
- Periodicità dell’aggiornamento: È importante stabilire la frequenza con cui l’assegno viene aggiornato in base all’indice ISTAT. Questo può essere determinato dall’accordo tra le parti o dalle leggi locali.
- Variazioni straordinarie: In alcuni casi, potrebbero verificarsi variazioni straordinarie nell’inflazione o nelle condizioni economiche che potrebbero richiedere un adeguamento anticipato dell’assegno di mantenimento.
- Consenso delle parti: ingenere, entrambe le parti devono essere d’accordo sull’adeguamento dell’assegno di mantenimento in base agli indici ISTAT. Se non c’è consenso, potrebbe essere necessario ricorrere all’intervento legale.
Arrivati a questo punto è importante fare delle riflessioni. Quello analizzato fin ora è l’“iter” che scelgono la maggior parte delle persone che si trovano in questa situazione perché, nella maggior parte dei casi, è fisiologico adeguare l’assegno di mantenimento all’inflazione e ad altri cambiamenti economici. Ma il punto che andremo ad analizzare adesso, prima delle conclusioni, è proprio questo: è possibile concordare una clausola che limiti l’aggiornamento dell’assegno? Se questo è possibile, come opera questa clausola?
VEDIAMOLO INSIEME
Ebbene sì, anche se può sembrare ambiguo, le parti coinvolte hanno la facoltà di decidere di non adottare tale procedura di adeguamento. Tuttavia questa decisione deve essere chiaramente dichiarata poiché, in mancanza di indicazioni esplicite, l’aggiornamento monetario è da considerarsi obbligatorio.
Naturalmente, questa rinuncia non deve compromettere la capacità dell’assegno di fornire il necessario supporto finanziario al coniuge e ai figli.
Questo potrebbe derivare da una completa esclusione dell’aggiornamento per un lungo periodo di tempo: anche un modesto tasso di aggiornamento annuo, come il 2%, per 20 anni (supponendo, per esempio, la durata di un assegno per il mantenimento di un bambino piccolo) comporterebbe una variazione significativa.
Tuttavia, entro certi limiti, è possibile concordare una clausola che limiti l’aggiornamento per un periodo definito.
In alcuni casi, ad esempio, all’interno di accordi di separazione e divorzio, si stabilisce un assegno con la previsione che non venga aggiornato per un certo numero di anni, con l’aggiornamento che inizia solo da una data successiva nel tempo: la rivalutazione inizia dopo tre, quattro o cinque anni dalla separazione, anziché annualmente come di consueto.
Ciò può essere vantaggioso per raggiungere un accordo tra le parti: chi richiede un importo più elevato per l’assegno ottiene soddisfazione, ma nel corso del tempo l’altra parte recupera parte dell’importo.
In alternativa, si potrebbe ipotizzare una clausola di aggiornamento con dei limiti massimi: ad esempio, si potrebbe prevedere l’aggiornamento dell’assegno, ma con un tasso annuo non superiore a una determinata percentuale (ad esempio, massimo del 3%).
Conclusioni
L’adeguamento dell’assegno di mantenimento in base agli indici ISTAT è una pratica importante per assicurare che il sostegno finanziario post-divorzio rimanga equo nel tempo. Monitorare attentamente l’inflazione e i cambiamenti economici, e applicare gli aggiornamenti in modo appropriato, aiuta a garantire che entrambe le parti possano mantenere uno standard di vita ragionevole dopo la separazione. È consigliabile consultare un professionista legale specializzato in diritto di famiglia per garantire che questo processo sia gestito correttamente e in conformità con le leggi e le normative locali.
Avv. Francesco Frezza
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