L’argomento che sarà trattato oggi potrebbe, sotto certi punti di vista, risultare abbastanza spigoloso per la materia trattata. Per questo motivo cercheremo di parlarne nel modo più semplice possibile. Se ti stai chiedendo se è possibile ricorrere al mantenimento del proprio figlio con il trasferimento di un immobile allora sei nel posto giusto. Non esitare a leggere questo articolo.
ll trasferimento di immobili ai fini del mantenimento è una pratica che coinvolge la cessione di proprietà immobiliari come forma di pagamento o garanzia per il mantenimento di una persona, spesso nell’ambito di accordi di separazione, divorzio o obblighi di assistenza familiare. Questo strumento, utilizzato in vari contesti legali, può offrire vantaggi significativi sia per il cedente che per il beneficiario, ma richiede una attenta pianificazione e una conoscenza approfondita delle implicazioni legali e fiscali.
Tipicamente negli accordi di separazione consensuale o divorzio il mantenimento del figlio o dei figli è previsto attraverso il pagamento di un assegno periodico, generalmente mensile.
Alcune sentenze non recenti avevano però ritenuto ammissibile che le parti nella separazione consensuale o nel divorzio prevedessero che il mantenimento del figlio o dei figli fosse adempiuto con il trasferimento o la cessione di un bene immobile o più beni immobili.
La soluzione può essere di interesse, ad esempio, per il coniuge che non abbia uno stipendio elevato e sia in difficoltà a pagare l’assegno del figlio o dei figli: la cessione o il trasferimento di un bene immobile, nell’ ipotesi in cui la casa coniugale possa essere assegnata al coniuge, potrebbe ‘costargli’ poco (essendo spesso tale bene immobile per lui inutilizzabile per molto tempo) e liberarlo da un assegno mensile difficile da pagare. Ma, chiaramente, questa soluzione ben può essere utilizzata anche per beni immobili diversi dalla casa coniugale.
Dato che il titolare dello stesso, che di solito è l’uomo, il più delle volte si vede costretto a rinunciare all’abitazione per lasciarla all’ex moglie e ai figli è possibile che preferisca “cedere” alla moglie la proprietà in cambio di una rinuncia completa o parziale, da parte della donna, all’assegno di mantenimento. Un accordo di questo genere risulta essere lecito di sicuro, essendo i coniugi arbitri dei loro interessi.
Quello che non è consentito è l’accordo di separazione e la conseguente intestazione della casa alla moglie che sia il frutto di una simulazione, rivolta a trasferire la proprietà del bene avendo come unico fine la sua sottrazione.
Ma il proprietario dell’immobile può intestare l’immobile al figlio?
Il marito, proprietario dell’immobile, potrebbe anche decidere di intestare la casa al figlio minorenne o maggiorenne, ma non lo potrebbe di sicuro fare in sostituzione dell’assegno di mantenimento nei confronti dello stesso, a meno che l’immobile non venga “messo a reddito” con un affitto, in modo che il figlio possa in questo modo recuperare il denaro necessario per il sostentamento.
Se il figlio è maggiorenne dovrà partecipare all’atto davanti al giudice, dichiarando di accettare la donazione, mentre, se è minorenne ci si deve rivolgere al giudice tutelare, al fine di sottrarlo alle aggressioni dei creditori.
Procediamo, però, con ordine cercando di comprendere come funziona, il trasferimento di un immobile come mantenimento, in presenza di separazione.
Le modalità del trasferimento della casa familiare alla moglie
Al fine di trasferire la proprietà della casa familiare alla moglie è necessario inserire una previsione, insieme agli altri elementi dell’accordo, che dovrà risultare nell’atto di separazione che l’avvocato depositerà in tribunale e che verrà firmato dai coniugi davanti al giudice nominato.
Non è necessario andare da un notaio.
L’atto pubblico è costituito dalla sentenza del giudice che rende esecutiva la separazione consensuale, la quale in un momento successivo dovrà essere trascritta nei pubblici registri immobiliari.
Cosa succede dal punto di vista fiscale?
Dal lato fiscale, il trasferimento della casa familiare alla ex moglie posto in essere attraverso l’atto di separazione consensuale è conveniente.
A questo proposito, la Cassazione ha ritenuto l’azione esente da imposta di registro e di bollo.
Il vantaggio risulta essere netto, perché in questo modo, in presenza di una coppia in regime di comunione dei beni, il coniuge potrà cedere all’altro il suo 50% senza dovere fare le acrobazie a causa delle tasse.
L’unico appiglio che il Fisco possiede al fine di recuperare l’imposta è quello di dimostrare che la separazione o il divorzio non è effettivo, ma siglato per una finalità elusiva.
Una simile prova potrebbe essere estremamente difficile, e potrebbe essere fornita, ad esempio, se i due coniugi continuano a risiedere nello stesso immobile e uno dei due continua a percepire gli assegni per il nucleo familiare.
Ci possono essere dei ripensamenti? Che effetti possono avere sul divorzio?
In relazione a un orientamento che diverse sentenze hanno seguito, gli accordi posti in essere attraverso la separazione, al momento del divorzio, potrebbero costituire oggetto di ripensamento.
La conseguenza di questa interpretazione della legge potrebbe essere pericolosa.
Se il marito, all’atto della separazione, ha acconsentito a trasferire la casa familiare alla moglie, in cambio della rinuncia, da parte della stessa, all’assegno di mantenimento, in un secondo momento si potrebbe ritrovare, al momento del divorzio, con un’altra richiesta di alimenti.
Un cambio di idea imprevisto senza la possibilità di potersi fare restituire la casa familiare.
Il giudice potrebbe ritenere che l’immobile sia insufficiente a soddisfare le esigenze economiche della donna in relazione alle capacità reddituali dell’uomo.
Quali sono gli effetti del trasferimento della proprietà della casa familiare alla ex moglie?
Il trasferimento della proprietà della casa all’ex moglie determina anche l’impossibilità, per i creditori del marito, di pignorare il bene.
Una simile via viene spesso percorsa da coloro che hanno contratto molti debiti.
I creditori, dal canto loro, potrebbero agire con l’azione di simulazione dimostrando che la separazione, in realtà, sia fittizia, e non ci sono termini entro i quali agire, oppure, in alternativa, entro cinque anni, con l’azione revocatoria dimostrando che l’immobile, passando di proprietà, privi il vecchio titolare di qualunque garanzia patrimoniale.
MA COSA DICONO AL RIGUARDO LE SENTENZE DELLA CORTE DI CASSAZIONE?
Già in passato la Cassazione aveva ammesso la possibilità di adempiere l’obbligo di mantenimento per il pagamento dell’assegno per il figlio o i figli attraverso il trasferimento di un immobile o più immobili.
In particolare Cass. 23 settembre 2013, n. 21736 ha indicato che “l’obbligo di mantenimento dei figli minori, o maggiorenni non autosufficienti, può essere adempiuto dai genitori in sede di separazione personale o di divorzio (cessazione degli effetti civili del matrimonio) mediante un accordo che attribuisca direttamente o impegni il promittente ad attribuire la proprietà di beni mobili o immobili ai figli; tale accordo non realizza una donazione in quanto assolve a una funzione solutoria-compensativa dell’obbligazione di mantenimento e comporta l’immediata e definitiva acquisizione al patrimonio dei figli della proprietà dei beni che i genitori abbiano loro attribuito o si siano impegnati ad attribuire”
La sentenza della Cassazione Sezioni Unite 29 luglio 2021, n. 21761, affronta, invece, questioni più ampie e in particolare se la separazione consensuale o divorzio possano contenere il trasferimento di proprietà di un immobile o di più immobili da attuare direttamente con la trascrizione degli atti di causa e senza la necessità di un successivo rogito notarile. Viene affrontata anche la questione del la possibilità di adempiere l’obbligo di mantenimento per il pagamento dell’assegno per il figlio o i figli attraverso il trasferimento di un immobile o più immobili.
Nella sentenza, in particolare, si indica che “nella medesima prospettiva si pone l’affermazione secondo cui l’obbligo di mantenimento nei confronti della prole ben può essere adempiuto con l’attribuzione definitiva di beni, o con l’impegno ad effettuare detta attribuzione, piuttosto che attraverso una prestazione patrimoniale periodica, sulla base di accordi costituenti espressione di autonomia contrattuale, con i quali vengono, peraltro, regolate solo le concrete modalità di adempimento di una prestazione comunque dovuta” (Cassazione Sezioni Unite 29 luglio 2021, n. 21761 su mantenimento figli trasferimento immobile).
Contesto Giuridico
In Italia, il trasferimento di immobili per il mantenimento è regolato da diverse norme del codice civile e dalle leggi specifiche in materia di famiglia e successioni. Gli articoli 170 e seguenti del Codice Civile, per esempio, disciplinano l’atto di disposizione a titolo gratuito a favore del coniuge, dei figli o di altri parenti entro il terzo grado per far fronte a obblighi di mantenimento, educazione e assistenza.
Quali sono le tipologie di trasferimento?
1. Trasferimento Direttamente Connesso al Mantenimento
Questo tipo di trasferimento avviene quando una persona cede un immobile a un’altra persona come pagamento per il mantenimento. È comune nei casi di divorzio o separazione, dove uno dei coniugi trasferisce una proprietà all’altro in cambio della rinuncia o riduzione degli alimenti.
2. Trasferimento con Clausola di Uso Abitativo
In alcuni casi, il trasferimento dell’immobile può avvenire con la clausola che il beneficiario abbia il diritto di abitare nella proprietà per un periodo determinato o a vita. Questo è tipico nelle situazioni in cui un genitore anziano trasferisce la proprietà a un figlio con la condizione di poter continuare a vivere nell’immobile.
Implicazioni Fiscali
Il trasferimento di immobili ai fini del mantenimento comporta varie implicazioni fiscali che devono essere attentamente valutate:
- Imposte di Registro, Ipotecarie e Catastali: In molti casi, tali imposte sono dovute al momento del trasferimento della proprietà, salvo specifiche esenzioni o agevolazioni previste dalla legge.
- Tassazione sulle Plusvalenze: Se il trasferimento avviene a titolo oneroso, può essere soggetto a tassazione sulle plusvalenze, anche se vi sono eccezioni per immobili adibiti a prima casa.
- Imposte di Donazione: Nei casi in cui il trasferimento sia considerato una donazione, possono applicarsi le imposte di donazione.
Da cosa possono derivare questi trasferimenti di immobili?
1. Accordi Prenuziali e Postnuziali
Gli accordi prenuziali e postnuziali possono prevedere clausole di trasferimento immobiliare come forma di garanzia per il mantenimento. Questi accordi devono essere redatti con precisione e possono richiedere la consulenza di un avvocato specializzato per essere validi.
2. Esecuzione degli Accordi di Divorzio
Nel contesto di un divorzio, gli accordi di trasferimento immobiliare devono essere approvati dal giudice per garantire che siano equi e conformi alla legge. Inoltre, è importante assicurarsi che tutti gli atti e le formalità siano correttamente eseguiti per evitare future contestazioni.
Prima di avviarci alla conclusione dell’articolo è importante ricordare che il trasferimento di immobili è una pratica che coinvolge la cessione di proprietà immobiliari come forma di pagamento o garanzia per il mantenimento di una persona, per questo motivo questo tipo di strumento può offrire vantaggi significativi sia per il cedente che per il beneficiario, ma potrebbe nascondere anche degli svantaggi.
VEDIAMOLI INSIEME
Vantaggi
- Sicurezza Abitativa: Garantisce al beneficiario una sicurezza abitativa, soprattutto in contesti familiari.
- Riduzione del Contenzioso: Può ridurre il contenzioso tra le parti, facilitando accordi amichevoli.
- Pianificazione Patrimoniale: Consente una pianificazione patrimoniale più efficiente, trasferendo asset immobiliari in modo strategico.
Svantaggi
- Costi Fiscali e Notarili: I costi fiscali e notarili possono essere elevati.
- Rischi Legali: Errori nella redazione degli atti o nella loro esecuzione possono comportare rischi legali e finanziari.
- Impatto sulla Liquidità: La cessione di un immobile può ridurre la liquidità del cedente, limitando le sue opzioni finanziarie future.
Conclusioni
Come abbiamo avuto modo di vedere, le sentenze della Cassazione,confermano che nella separazione consensuale o nel divorzio è possibile prevedere la cessione o il trasferimento di un bene immobile o di più beni immobili in luogo del mantenimento con assegno periodico dovuto al figlio o ai figli.
Non è così infrequente nella pratica che un coniuge abbia difficoltà economiche e non riesca a pagare l’assegno: in tale contesto potrebbe preferire appunto attuare il trasferimento della proprietà di un immobile; tantopiù ove questo bene sia rappresentato dalla casa coniugale (magari in comproprietà) assegnata alla moglie, per cui da lui non utilizzabile, in ipotesi, per molto tempo.
Il trasferimento di immobili ai fini del mantenimento è uno strumento potente e versatile, ma deve essere utilizzato con cautela. La consulenza di professionisti qualificati, come avvocati e consulenti fiscali, è essenziale per assicurare che il trasferimento avvenga nel rispetto delle leggi vigenti e che siano adeguatamente considerate tutte le implicazioni legali e fiscali. Solo attraverso una pianificazione attenta e una corretta esecuzione è possibile sfruttare appieno i vantaggi di questa pratica, minimizzando i rischi e proteggendo gli interessi di tutte le parti coinvolte.
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